Siamo a metà degli
anni ’70, Jimmy Carter viene eletto presidente Usa e nelle discoteche di tutto
il mondo imperversa “la febbre del sabato sera”.
In California, un gruppo di giovani, si lancia a tutta
velocità lungo le pendici del monte Tamalpais, con delle vecchie bici da
postino.
Si tratta di
pesanti bici in acciaio, a un’unica velocità e con freno al mozzo, usate in
larga misura dalle poste statunitensi negli anni trenta e quaranta. Mezzi
robusti e con pochi fronzoli!
Ovviamente dove ci
sono un gruppo di ragazzi con delle bici non può che esserci una scommessa,
vince chi arriva giù per primo. Il percorso è un sentiero scosceso e molto
stretto, pieno di buche, alberi e rocce. Per rendere il tutto ancora più
divertente bisogna usare il meno possibile il freno. Nasce la prima gara
ufficiale di mtb, il Repack Downhill. Più la gara si fa agguerrita e più la
bici da postino lascia spazio a nuove idee per migliorare la performance. Il
primo cambiamento riguarda le ruote, due copertoni da motocicletta tassellati
sostituiscono quelli lisci di serie. In seguito vengono saldati due tubi
trasversali al telaio per una maggiore stabilità e per completare l’opera un
bel manubrio da chopper e un cambio rubato alle bici da strada. Abbandonate le
bici da postino, i jeans stracciati e le camicie di flanella, il downhill
diventa a tutti gli effetti una disciplina della mtb, praticata oggi in tutto
il mondo. Il Downhill insieme al free ride e al dirt jumping fa parte di quelle
discipline del mtb denominate “gravity”.
Per praticare
Downhill Servono i dislivelli, servono gli impianti di risalita e servono delle
piste dedicate a questo utilizzo. Ovvero servono le montagne e in particolare
quelle attrezzate per gli sport invernali e con l’interesse e la passione a
lavorare anche durante il periodo estivo. L’Italia, da questo punto di vista,
ha ancora molto da imparare da nazioni come la Francia, la Svizzera o
l’Austria.
Ovviamente serve
una bici, telaio in alluminio full-suspended, forcelle a doppia piastra con
ammortizzazione ad aria e travel da 200-220mm, shock posteriore a molla, ruote
a sezione generosa (ma meno mastodontiche di quelle da freeride) e trasmissione
monocorona, poiché sono pressoché impossibili da pedalare se non in discesa. La
mise da DH è composta da: pantalone leggero e non aderente, molto spesso lungo
fino alle caviglie, scarpe per pedali Flat, maglia tecnica ampia e a maniche
lunghe, casco integrale con mascherina e un set di protezioni completo. Il
tutto insaporito con un pizzico d’incoscienza!
A questo link
trovate tutti i DH park d’italia:
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